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ACCATTONE cronache romane - 05/04
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IMMIGRAZIONE: FAMIGLIA CON 15 COLF, UN ARRESTO E SETTE DENUNCE. OPERAZIONE CARABINIERI ISPETTORATO LAVORO DI ROMA (ANSA) - ROMA, 10 MAR - Dieci, ma anche 15 collaboratrici domestiche per una famiglia che viveva in un appartamento di poche decine di metri quadrati: e' uno degli elementi che hanno portato i carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro di Roma ad arrestare un italiano e a denunciarne altri sette per avere fornito a stranieri false attestazioni per la regolarizzazione. I carabinieri hanno anche accertato che la banda pretendeva fino a 3.000 euro per regolarizzazione. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, agli stranieri - ritengono i militari - non restava altro che continuare a lavorare in nero per poter assicurarsi la permanenza sul territorio italiano. (ANSA). SEB 10-MAR-04 15:12 NNNN

Grace

Tommaso Giartosio

Torno a casa e non le trovo da nessuna parte: ne' in camera da letto, ne' in bagno. Poi sento dei rumori, apro la porta del salotto e sono tutte e due sdraiate li' per terra, che armeggiano sotto la vetrina. Spunta Grace, mi fissa come una bambina testarda, sorride e indica un deposito di segatura per terra:
- Ancora due giorni e qui tutto mangiato, fine!
Mi inginocchio accanto a lei e le carezzo la gola del polso, dove la pelle e' piu' morbida. - Sei gentile, ma guarda che non stai piu' nel paese dei bingo bongo. Questi sono normalissimi tarli, mica termiti giganti. Che ci state mettendo, comunque?
Mi passa una bottiglia. Ammoniaca. Be', non e' poi un'idea del cazzo, solo non vorrei che si facessero male. - Basta, venite fuori. Vi vedete una cassetta.
Qui saltano all'occhio le differenze. Grace capisce e si alza subito; Ludmila si impunta. - Io pagata. Io lavora.
- Ludmila: lo vedi che non capisci proprio un bel cazzo di niente? Tu pagata? Si', da Graziella, visto che vai a pulirle casa. Qui invece sono io che ti do' da dormire e ti metto in regola, percio' tu pagante, come tutti gli altri prima di te.
- E pulire per te? Cucinare? Chi fa questo tutto, Pushkin?
- No: tu e Grace. E infatti non pagate l'affitto. Ma per la regolarizzazione mi dovete ancora millecinque ciascuna. Se credi di rimborsarmi con degli extra tipo ammazzare quattro tarli, ti sbagli, bionda. - Falsa bionda, penso.
- Basta. Noi bisogna lavorare, bisogna soldi!
- Benissimo. Andate pure. Vi esorto all'iniziativa privata, vi benedico. Buona ricerca. Alle otto e mezza la cena in tavola, altrimenti vado in prefettura e ritiro la domanda.
Saltano su, corrono in camera, ma le sento discutere e trenta minuti dopo e' solo Ludmila a uscire di casa, tutta tirata a lucido, furiosa d'intraprendenza. Grace resta in cucina con quella sua aria da prima della classe perplessa e un po' triste.
- Trovera'? Io non credo, - dice.
- Lavoro magari si', ma qualcuno che le firmi i documenti… Io ne sarei contento, eh! Le abbuonerei anche il mio rimborso spese; la parte che ancora mi deve, diciamo. Ma non succedera' mica. E poi se deve trovare chissa' chi, magari mettersi nei guai… tanto vale restare a lavorare da Graziella. Essere prudente.
- She is a good girl. - Ogni tanto Grace scivola in questo inglese da missionari, buffo su quelle sue labbra vispe e soffici come due ragazzine sdraiate fianco a fianco.
- Gud, gud, come no. Ma la cosa importante, per voi, e' di avere trovato uno come me che pensa a voi e vi mette in regola tutte. Perche' non lo incontri mica tutti i giorni uno che corre questo rischio.
- Abiamo grande culo, - fa; e vedo che ride.
- Quando vuoi, la porta e' quella, sai, - dico meta' serio meta' no.
Grace si spaventa subito. - No no: parola me fa ridere, parola! - Gia', dev'essere strano. Chissa' cosa s'immagina: forse un grandissimo culo a capanna, pieno di gente come loro che si ripara tra le chiappe per riscaldarsi. Un culo simile al suo, meraviglioso, a quattro stelle con l'idromassaggio.
L'idea mi elettrizza.
- Senti un po', bionda… - Si e' ossigenata per davvero, due giorni fa, e le negre tinte sono la bellezza intelligente. Mi sa che ha davvero cervello, Grace: vuole cose semplici e non si fa problemi: le strizzo una tetta e anche oggi ci sta: me la tiro in camera.
Ale' ale' ale' ale'.
- Non ve la dovete prendere se ci guadagno qualcosa, - le dico poi, a cose fatte, tanto per fissare il concetto: - che ho anch'io le mie spese.
Si tira su nel letto, le tette sbucano fuori come foche dal ghiaccio, le copre, le scopro, lei lascia correre. E' seria. - Tu buono. Aiuta tutti. Pero' chiede troppo: you have no idea, my friend.
- Tremila euro, non e' la fine del mondo.
- Quando io partita, tutta mia famiglia venduto tutto. Tutto tutto! Avuto tredicimilacinquecento euro.
- Grazie! Al vostro paese quella era una fortuna, qui no.
- Ma distanza non e' fortuna. E' sfortuna.
Non mi ha capito, credo. Segue dei pensieri suoi. Sospira, poveraccia, vai a sapere di che cazzo. Poi mi lascia di stucco esclamando:
- Ah, Mario! Toro! Buchi!
- Ma che dici? Chi e' Mario?
Si accorge che ci sono anch'io: - Scusa me. Sono nomi nigeriani. Nomi di donna. Nomi di mie amiche di college.
- Mario, una tua amica?
- Eh. Molto bella. Anche Toro, Buchi, Simi, Funmilayo, Anunu… Belle. E molto brave studenti. Good grades.
Buona questa. Che la mia Grace venga da una famiglia di pariolini della Nigeria?
- Mio padre Fulani lui ricco, potente. Con tanti uomini suoi, in tutta campagna. The big man in our district. Lui aiuta tutti. Uomo arriva, uomo senza nessuno? Lui da' mangiare, da' lavorare, da' stare. Cosi' uomo dice: "Io uomo di Fulani." E donna, uguale.
- Ho capito: li metteva tutti in regola.
- Si' si'! Proprio si'. Lui molto grande uomo, tiene tutti in casa con lui sempre.
- Pero' ti ha lasciata partire, il pezzo di merda.
- Ma poi tutto male. Long story is no story. And I cannot say it all. Mio padre fatto sbaglio, mandato via uomo suo. Cattivo onore e' come termite, mangia tutto. Allora poveri, molto poveri, allora raccolti soldi partire. Allora sono qui. Con te. In love. - Poi mi abbraccia in un modo che fa sentire che quello che faccio, nonostante tutto, e' ben fatto.
Ludmila rientra sbattendo la porta e gridando "Trovato niente!". Grace subito si stacca. Mi guarda seria. Lo so a cosa pensa. E' lei che non sa a cosa penso io!
Quelli che arrivano qui restano a dormire qualche notte. Appena possibile firmano il contratto di lavoro e poi, con l'aiuto di mia sorella, trovano alloggio e lavoro (quello vero) altrove. Ma Grace intanto ci ha fatto amicizia, soprattutto con le ragazze. Parlottano fino a tarda notte, si scambiano vestiti, cucinano. E anche lei, ora, si aspetta da me un aiutino per il lavoro.
Il momento della firma noi lo rendiamo sempre un po' formale: perche' loro capiscano che anche noi ci esponiamo, e poi per ammorbidire il pagamento con un po' di baldoria. Be', anche li' c'e' sempre Grace, che ha preparato una torta al cioccolato per Yunar o Stella o Florencia e taglia le fette con gli occhi bagnati. Cosi' ora mi chiede: perche' per lei non ho fatto ancora niente? Quand'e' che le trovo un posto?
Io le spiego che qualcosa per lei ci sarebbe, ma occorre firmare un altro contratto: quello di matrimonio. Perche' io ho deciso di sposare solo una personcina, come dire, veramente pulita.
- Anch'io - dice piangendo quando l'ha capita. - Tu pulito pulito!
Da li' le cose vanno come sempre. Mia sorella non e' d'accordo, e Ludmila ha sbalzi di entusiasmo e di invidia feroce, ma in un modo o nell'altro arriviamo tutti attorno al tavolo delle nozze. Quello nostro, perche' Grace ci tiene: pranzo di nozze in casa, cucinato da lei con Ludmila e Stella, e invitare anche tutte le compagne di ventura - Yunar no perche' ora vive a Bologna, pero' Bessie e Florencia e altri nove o dieci di cui non ricordavo certo i nomi, anche se in qualche scaffale figuro ancora come loro datore di lavoro. Poi piano piano mia sorella e papa' e Ennio e Stefano se ne vanno, con i soliti scherzetti del cazzo, mentre gli altri la tirano tanto in lungo che prendo da parte Grace e le dico, insomma, forse a quest'ora gli sposini vorranno restare soli…
- Si' si'! Andiamo! - e come se non avessimo la casa piena di ospiti mi tira verso la nostra camera. Cadiamo sul letto, nel buio, scalciando via le scarpe, strappandoci i vestiti come quando a luglio rientri in casa fradicio di sudore. E ci baciamo, e lecchiamo, e impastiamo, e rotoliamo, e rotoliamo - e non capisco come facciamo a rotolare tanto. Cosi' accendo la luce. Attorno al letto sono stati montati altri sei strapuntini, tutta la camera e' un grande letto circondato da sottili corridoi ingombri di borse e sacche che non sono ne' mie ne' di Grace, ma che mi pare di avere gia' visto in giro negli ultimi mesi.
- Sorpresa! Ora grandissimo onore per te! Tutti messinregola vivere in casa con noi, fare onore! Tu bene ricco, noi basta poco. Anche altra stanza otto letti.
- Tu sei matta, Grace… Se ne devono andare…
- Zitto zitto: se andare via, polizia sapere, cattivo onore per te no?
- Non puoi farmi questo…
- Zitto zitto. This is a happy ending. Ora bisogna pensare. In cortile piantare albero per cenare, per parlare cantare notte, tutti insieme. Io adesso fa mangiare, tu decidi. Qui da voi acacie piccole strette basse. Forse nespolo? Forse ulivo?

 
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