"Mani in alto!"
Fabrizio Casa
Swossh. La porta automatica mi si spalanca davanti. Mi mettono sempre
un po' di apprensione: una volta, mentre stavo uscendo da un posto simile,
a momenti non si apriva e ho sudato freddo per qualche terribile istante.
Prima di entrare, Pippo ha gridato "apriti sesamo!" e ora ride
compiaciuto della sua potenza di mago. Gli stringo la manina e assento
col capo a quella prodezza, ma lui e' troppo divertito per darmi retta
e continua a strillare imperterrito il suo incantesimo. Filippo e' mio
figlio, ha quattro anni. Da dietro, una mano birichina lo afferra per
il codino che gli abbiamo fatto crescere fin dalla nascita e un'acuta
voce femminile dice: "Chitte credi, Hary Potter? Sei solo un piscialletto!"
In effetti stiamo abituando Pippo a dormire senza pannolino e ancora si
bagna spesso. Ma anche se e' la verita', lui la prende a male, si gira
e tira due calci a Luna. Luna e' sua sorella, ha otto anni ed e' la mia
cocca: riccioli d'oro, occhi azzurri, va bene a scuola, ha imparato da
sola tutti i passi delle Veline. Solo che ha il caratterino della madre:
deve avere sempre l'ultima parola. Molla un pizzico sulla coscia carnosa
che l'ha scalciata e lo minaccia: "Se lo rifai te do 'n cazzotto!"
Pippo scoppia a piangere anche perche' - swossh - la porta si richiude
rendendo vana la sua magia. Io fulmino con lo sguardo Luna e tiro avanti
verso il bancone, trascinandomi Pippo in lacrime.
Swossh.
"Di chi e' la BMW nera parcheggiata qui fuori?"
"E' mia, perche'? Mica sta in doppia fila!"
Il solito scocciatore. E' un uomo ben vestito, mi da' un'occhiata di superiorita'.
Non sa quanto s'inganna a considerarmi un povero cristo. Non sa quanti
tipi come lui sono stati fatti fessi dai miei modi da coatto.
"Si sente un bambino che piange disperatamente!" dice.
Quella stronza di Cinzia! Che fine ha fatto? Cinzia e' mia moglie. Ha
27 anni: l'ho sposata dopo averla messa incinta di Luna.
"Sta' qui co' Pippo" dico a Luna. "Vado a vede che combina
tu' madre."
Swossh.
Cinzia e' affacciata in macchina. Traffica con il passeggino.
"Cinzia, dice che 'r pupo piagne!"
"Je fa bene piagne 'n po', no? Se li prendi subbito vengono su viziati"
Estrae Francesco dal seggiolino e lo poggia delicatamente sul passeggino.
Dopo Pippo, Cinzia voleva un altro figlio, io non ero molto per la quale,
ma alla fine ha vinto lei. Solo che invece di un figlio sono arrivati
Francesco e Gabriel, i gemellini. Ora hanno quasi un anno.
"Ndo' t'eri cacciata? Te pare che lasci le creature sole in macchina?"
"So' scesa 'n attimo a fa' piscia' Spino e poi so' tornata. Ora l'appiazzo
ner bagajaio e venimo tutti." Spino e' il nostro barboncino di 10
anni. Un ammasso di pelo bianco. Io non so perche' dei bambini devono
crescere con un cane pieno di pulci, ma Cinzia non ha voluto sentire ragioni.
Mi volto per rientrare, mentre Cinzia parcheggia anche Gabriel sul passeggino
biposto, un trabiccolo piu' ingombrante di una Smart.
"Io vado a ordinare."
Swossh.
Luna e' al bancone, arrampicata su uno sgabello, Pippo e' sparito.
"Che prendiamo, bambina di papa'?"
"Fattoria, fattoria! E un bicchiere di coca. Maxi!"
Mi guardo intorno. Al banco sono solo cameriere, tutte indaffarate. Carine,
in divisa. Mi affaccio per sbirciare. Non sono in minigonna. Ognuna ha
la sua targhetta con il nome. Qui al Nord e' tutta un'altra cosa. Mi sfreccia
davanti Lorena. Cerco di attirare la sua attenzione, ma lei mi sorride
appena e tira dritto. Poi e' la volta di Gloria che mi rivolge un cenno
impercettibile, una muta preghiera di attendere.
"Papo, ariva fattoria?"
"Signorina, c'e' quarcuno qui?"
"Prima deve fare lo scontrino alla cassa."
Lei e' di spalle, sta facendo dei caffe'.
"Intanto metta su un fattoria pe' la bambina. Io aspetto mi' moje
e poi ordino. Luna, tesoro, 'ndo sta Pippo?"
"Boh!"
"Il bambino e' andato al reparto supermercato, ma non c'e' pericolo.
Prima dell'uscita c'e' la cassa e la mia collega lo fermerebbe."
"Molto gentile! Le spiace mette' su
"
L'interrogativo muore mentre si gira verso di me. E' il suo sguardo che
mi inchioda: con un solo occhio. L'altro va completamente in un un'altra
direzione e fa un certo effetto. La strabica si chiama Gaia, sebbene l'espressione
esprima tutt'altro che gaiezza.
"Un fattoria?"
"E 'na coca maxi!" aggiunge Luna esigente.
Swossh.
"Ah ne', la coca no. Poi rutta tutt'er tempo e magara me vomita sulle
foderine nuove."
Cinzia fa il suo ingresso, preceduta da un paio di metri di passeggino.
I gemellini ciucciano beati dai biberon, la madre fa la sua bella figura
inguainata in fuseaux satinati neri, con top rosa perlinato che lascia
scoperto il piercing all'ombelico.
Neanche le rispondo, impietrito come sono nel ricordare se e quando mi
sono imbattuto in quell'occhio impressionante.
"Lei che prende?"
Posa un occhio su di me, l'altro su Cinzia.
"Un succo."
"A ma', hai visto quella? Sembra una degli X-men!"
Magari Gaia ha sentito, ma Luna e' fatta cosi', dice sempre tutto quello
che le passa per la testa!
"Chi so' 'sti icchesemen, amore?"
"Dei mutanti con poteri teribbili!"
"Mammamia!"
Cinzia chiede alla mutante di riscaldare un po' d'acqua per i biberon.
Deve preparare la tisana per le colichette dei gemellini, altrimenti dopo
la pappa si mettono a strillare come aquile.
Gaia esegue rapida, un occhio lavoratore attento al bricco, un occhio
esaminatore fisso su di me, senza mollarmi. Possibile che sia
? Si',
quell'occhio e' inconfondibile: come una telecamera di sorveglianza, con
la differenza che non e' fisso, ma ti segue per registrare ogni movimento.
Inizio a sudare come quell'altra volta. Mi prende sempre la sudarella
in momenti come questo e la lingua mi pizzica il palato.
"Il suo succo. E' alla pera, va bene?"
"Ah ne', che te sei rincojonito? Sbrighete, che ci avemo da fa' ancora
quattrocento chilometri!"
"Maninarto!"
Mi sento puntare alla schiena qualcosa di appuntito. Sobbalzo, ma subito
realizzo che e' una vocetta infantile. Fanculo! Alzo le mani e mi giro
facendo la faccia impaurita. E' Pippo che fa uno dei suoi giochi con un
salamino preso dal reparto salumeria.
"A Pippo!" fa Cinzia prendendolo per un orecchio. "Che
palle 'ste armi!"
"E lassalo diverti'. Che male fa? Va', Pippo, va' dalla cassiera
e dille forte: 'mani in alto'!"
Lui trotterella via eccitato.
Gaia si volta di scatto. Per un attimo perde le sembianze di mutante,
riacquista una vista normale e riesce a rivolgere verso di me entrambi
gli occhi. Mi guarda stupefatta.
"Che c'e'?"
"Niente, mi sembrava
la voce
"
Se l'e' ricordato anche lei.
"Annamo, Papo? Me so' rotta." Luna sta succhiando rumorosamente
con la cannuccia il fondo del bicchiere.
Anche i gemellini danno segni di impazienza. Francesco, seduto dietro,
ha scaraventato per terra il biberon e aggredisce Gabriel alle spalle
per prendergli il suo.
"Sempre a litiga' voi due" li sgrida Cinzia cercando di sedare
la lite.
Nella confusione arriva Pippo con il suo bottino.
"Papa', papa', la cassiera m'ha dato 'na carammella."
"Che t'avo detto?"
Con la coda dell'occhio mi accorgo che Gaia mi sta fissando. Non s'azzarda
ad aprire bocca. Strabica, ma che angelo! Custode, per giunta, perche'
io sono credente.
Vado a pagare alla cassa, mentre la mia truppa si mette in marcia verso
l'uscita. Sono ancora braccato dal suo occhio scrutatore, ma mi sento
di nuovo padrone. Il mio sorriso appena accennato le fa distogliere lo
sguardo.
"Apriti sesamo!" ordina Pippo, ma la porta non da' segni di
vita.
Lo ripete due, tre volte, poi inizia a strillarlo istericamente. Tutti
si girano per vedere che succede. Prendo il resto alla svelta, lascio
un euro di mancia sul banco e mi affretto verso la porta ancora chiusa.
"Pippo, guarda come fa papa'."
Faccio un movimento brusco in avanti e pesto forte il piede sulla pedana
di gomma.
Swossh.
La porta si spalanca e guadagniamo l'uscita. Mi volto per l'ultima volta.
Gaia e' appoggiata al banco, pallida. Ora l'occhio e' diventato accusatore.
Non puoi dimenticarlo un simile occhio, cosi' come lui non puo' dimenticare.
Ero con il Sogliola quel giorno che la porta non si apriva. A momenti
ci pizzicavano come dei balordi. Era un altro autogrill, ma l'occhio era
lo stesso che mi fissa adesso. Un po' piu' terrorizzato pero', perche'
l'avevo trascinata a forza con me fino alla porta per farle sbloccare
il dispositivo di sicurezza. Niente di personale, ma una lacrima le era
scesa da un solo occhio, mentre l'altro, implorante stavolta, pregava
i miei incastonati nel passamontagna. Mi dispiace, angelo, per quella
volta, anche se mi hai portato fortuna. Ti prometto che non lo faro' mai
piu'. Con te, s'intende.
Le faccio l'occhiolino ed esco.
Swossh.
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