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ACCATTONE cronache romane - 04/04
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LUNEDI' 1 MARZO - Roma, dopo il "niet" dei russi, Sensi rassicura: "Non mollo"; MERCOLEDI' 25 FEBBRAIO - L'altra faccia dei Parioli: ecco i cavernicoli; DOMENICA 21 FEBBRAIO - "Roma pomiciona? E' sempre stato cosi'"; SABATO 20 FEBBRAIO - "Compriamo la Roma". Ma erano tre truffatori; GIOVEDI' 12 FEBBRAIO - Va in fiamme il barbecue di Francesco Totti

Il barbecue dell'Axa [medley]

Tommaso Ottonieri

Due lingue di fuoco danzano sottili lungo il rivestimento esterno d'una possente canna fumaria, dalla quiete semicampestre dell'Axa; guizzano dai grassi colati nella carbonella, s'impennano dapprima rallentate, come nell'iniziale incepparsi del rullo nel proiettore, poi in una vampata si levano alte, avvolgenti, a semicerchio, a fauci spalancate, erinni dall'arca perduta, occhietti che emettono a dardo i loro spiritelli e porcelli capaci d'incartapecorirti in meno di un minuto se non ha gia' distolto lo sguardo, grufolando. - Ammutoliti, aggrappati alle sedie, gia' assisi al tavolo apparecchiato a ricevere le costolette croccanti al punto da ustionare i piu' callosi dei polpastrelli, i due invidiati fuoriclasse della Magica si sforzano in tutti i modi (trattenendo il respiro, bestemmiando in apnea, strabuzzando gli occhi, palleggiando a pie' pari una ciriola a perdifiato, storcendo la bocca) a fissare null'altro che la sfera di cuoio adidas rotolata sotto la siepe, due passi indietro delle auree, incommensurabili terga. Avessero socchiuso le palpebre per quel breve attimo capace di annientarli, avrebbero visto, loro, brillare un chiarore semidiafano al posto della carne, una spanna al di sopra della griglia di quel barbecue monumentale. Un volto come di mabuse, occhi spiralanti, che levita le sue smateriate trasparenze come da una fosforescenza di diavolina un attimo prima del breve deflagrare. Occhi bianchi da un barbecue tutankhamon, piramidale, in fiamme, e fori al posto delle pupille, scintillando acuti; a trapano. Poi si fa scuro d'un tratto, e oleoso s'affloscia, a gelatina, a semicerchio a cappella, sulle carni amorevoli disposte al rito di carbonizzazione. E' lo spirito mesmerico della Nafta Moskva, che sta risalendo giusto da quella porta tra la carbonella per aprire la scalata alla Roma di Sensi.

Il terzo dei men-in-black, nerovestiti che non gli manca niente, spillone compreso della cravatta, a lui tocca la parte del bodyguard. E' giunto quarto a Seul, di lotta libera, ma un giudice era venduto (senno' era terzo). Lui, scarfa'cie sulla sinistra delle guance, la cicatrice adesso gli s'infiamma se appena la colpisce un luccichi'o alogeno di striscio da un interno di vetrina, qui tra Condotti e Frattina, mentre attende che i due completino l'acquisto con altrettante mastercard clonate alla perfezione. La coppia di cassieri di Bulgari scansiona con deferenza le sciarpe di cachemire, il brillante grosso in cima allo spillone della coppia (piu' uno) di acquirenti dalla Romania o (non si capisce) dalla Cecenia, mentre loro firmano e spiegano i loro rapporti societari col signor Nafta Moskva, e raccontano di come siano li' per lasciare un acconto a Sensi per l'acquisto della Roma, con quella stessa coppia di mastercard, d'a'a Ma'ggica tutta e i gemelli del gol che giusto adesso (ma chi puo' saperlo) ululano a bocca chiusa circondati da due lingue di fuoco, resistendo come Toldo titano prova a resistere tra le immani smagliature della sua difesa zaccherona, resistendo come hanno resistito, finora, alle lusinghe sconfinate del Real, serpe che gli sibila dal gran melo del giardino dell'Axa, intorcinato. Lui, lo ex-olimpionico finto-bodyguard, lui scruta con ansia la fetta di luce nell'orizzonte alla fine della strada: e un breve movimento sulla slabbratura dello sfregio, chiedendosi se siano della volante predestinata, quelle trombe sempre piu' vicine su da piazza Colonna; o non, piuttosto, un assembramento spontaneo di tifosi, formatosi li' per li' per festeggiare l'arrivo, nelle casse della loro amata F.C., dei Nuovi Capitali Petroliferi, risaliti dall'Est come un gasdotto serpentino da Bisanzio, pronto a sfociare nel fossato dell'Olimpico, nel mezzo del derby, mentre sul pratone i gemelli-del-gol vanno a segno all'impazzata.

E lo fanno anche al Gianicolo, dietro casa Verdone. Senza manco attaccarci ai finestrini i fogli del giornale (se proprio, usano il Corriere dello Sport). Che senti certe sinfonie di fiati, dalle mercedes, e ombre che s'annaspano al ritmo della vera goleada. - Famolo strano, se ripeteno, sti maniaci, prima de tira' il freno a mano, guardandosi nelle palle degli occhi, scariche che s'eiettano dall'estremita' d'ogni singolo capello, come coatti del fantacalcio. - Nel chiuso-asfissia di kompressor della coppia consacrata (ma si' vojo di' co llei, magica Ylenia), si nun e' la vorta che ce scappa la velina, da trombasse, a canna d'organo, alla pachelbel, co tutta Roma ai tuoi piedi, come che fosse in fiamme, o pura a canto de cappella; che spegneno sti du-tre-quattrocento cavalli (e che e' na machina? e' nn'aereo!!), e ce danno drento a stantuffo loro, de brutto, che senti er colpo d'aria che je se comprime drento tutte le vorte che dall'alto del cruscotto cala giu' la pula dell'amore, e un grido je se strozza a ogni botta, li mandrilli, manco si fosse allo zoo de Roma (che lla', li mandrilli uccideno, pe scopa'). - A France', famolo strano. - E Roma pomiciona che ce sta a scintilla' da stupida co certi occhioni a palla, manna indreto er testone, e le labbra se stenneno dar gomito tibberino che c'arza er quartino de li castelli a mijoni de dozzine (ar minutosecondo, ecchenno'), quanno che tiri l'urtimo colpo dar kompressore de sto cazzo, e la machina ancora un colpo e raccomincia a singhiozza', prima che vola come na cavalla, prima che la tu so'cera je manna 'na secchiata de mmerda su a'a machina, pura si so' li fuoriclasse der mondo che sso', pura si so' li gioielli d'a'a maggica, maggica Roma.

Come fosse il monte Athos. Una miriade di buchi crivella la collina di tufo, sotto villa Balestra, come uno spartito, la scheda traforata d'una pianola meccanica. I cavernicoli di viale Tiziano scavano di notte, di fretta, stanze squadrate alla perfezione, e il tufo avato via si accumula in fondo alla collina; oppure si dedicano al rito del lancio dei vuoti di birra, questi sibilano a razzo sulle teste dei passanti, gli volteggiano ancora un poco rasente la capigliatura, prima di sfracellarsi sull'asfalto in un botto allegro e deciso. E pero' intanto, discosti appena un poco dall'Armadillo di Renzo Piano, si godono dell'ottima musica visto che hanno delle orecchie perforanti. I martelli pneumatici dei loro timpani battono leggeri sull'isolante acustico disposto sotto quel tetto dalla forma cosi' caratteristica, e le ventose sottilissime proiettate dai timpani ne cavano brevi impulsi sonori, che la parabola-totem in cima alla collina decripta e irradia di grotta in grotta; poi le note si sfalsano a seconda della conformazione della stanza, strofinano il tufo come la corda d'una balalaika, e' per questo che, quando, prima del botto, le bottiglie gli s'impennano raso-fronte, al passante di sotto pare di udire dei suoni cosi' cupi e strani. E' da una di quelle caverne che parte il cunicolo, lungo lungo, per il barbecue del villone di Axa. Sono li' da mesi, a quattro zampe, bianchi come stracci, albini d'occhi, ridotti a larve umane, a scavare con le unghie, fottendosene dei ratti che gli ringhiano, delle tombe e tombette di Roma antica che ad ogni metro gli schiattano sotto i picconi, e pure de Trigoria o der Pupone o de Cassano o della curvasud; loro, hanno deciso che e' in quel giardino, accosto al caldo cosi' fragrante del barbecue, che costruiranno la loro piccola capanna.

Il cellulare incastrato tra scapola e mandibola, mentre abbozzano una cucchiara col sinistro, mentre ritualizzano un vaffanculo con la destra, l'angolo della bocca semischiuso del sibilo secco, a scudiscio, della penultima barzelletta che li vede in coppia, quella der Nido dell'Asini che Volano, cercando ancora di mettersi in contatto coi vigili del fuoco, invano, i due gioielli Totti e Cassano tornano a fissare il chiarore della carbonella, quando lo spirito s'e' involato ormai per possedere le sembianze del presidente Sensi; re-animator. E vedono il piccolo cerchio di prato giusto ai piedi della grigliata e dell'abbacchio in fumo, scoperchiarsi, e uscirne fuori due cavernicoli dagli occhi bianchi, che ripetendo "io ceceno" protendono ciascuno una mastercard. E allora i due gemelli del gol, finalmente, si guardano negli occhi, si fanno un cenno d'intesa, e finalmente, sorridono. E allora, all'unisono, a quei due cazzo de zombi, je fanno, proprio come in quella der semaforo, "Ma che ce ceni, tu!? Nun lo vedi, che e' tutto brusciato?"

 
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