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ACCATTONE cronache romane - 04/04
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Omniroma: MERCOLEDI' 25 FEBBRAIO - Accoltella figlio 40enne che non vuole lavorare. Dopo aver accoltellato al sedere il figlio quarantenne, si e' sfogato con i carabinieri dicendo di non poterne piu' "di avere a carico uno che non vuole saperne di lavorare e che si veste e si comporta in maniera eccen- trica". Il padre aggressore, un 67enne pensionato di Monterotondo, e' stato denunciato per lesioni aggravate.

Seduto sto

Gaja Cenciarelli

Da "Il Messaggero" dell'8 gennaio 1964, rubrica: "Notizie liete": Oggi e' arrivato Maurizio, futuro lupacchiotto di papa'. Grazie, mamma Maura, per il regalo che mi hai fatto. Papa' Silvano.

Maurizio: Muovi il culooo, mi ha urlato. Eppure la famiglia, cazzo, dovrebbe essere l'unico posto in cui non si chiede il curriculum. Almeno cosi' gli ho sempre detto io: papa', e che cazzo! Pure per essere accettato qui devo presentare il curriculum? Saro' libero di pensarla a modo mio? O no? Cio' quarant'anni. Mica so' scemo, papa', ognuno cia' i tempi suoi. Ora, e' vero che ultimamente mio padre ha dato segni inequivocabili di rincoglionimento, ma fino a questo punto non c'era mai arrivato. Stavo pure appisolato. Ha rischiato di farmi prendere una sincope.

Papa' Silvano: Mica so' scemo, papa'. Se non faccio niente, e' perche' e' giusto cosi'. E' perche' i tempi nun so' maturi. Dice cosi'. Quest'imbecille che ho messo al mondo continua a dirmelo da vent'anni. E si veste come 'na tovaglia apparecchiata. Dice che e' trenta, o trenti. Altro che trenta. Io sono vent'anni che me lo ritrovo sul groppone, da quando ha preso la maturita' (con trentasei, e gia' ci sembrava tanto a me e Maura). Poi sarei io il cattivo. Io, a sessantaquattr'anni, che lo mantengo da una vita. Ma io cio' le cifre. Mi sono scritto tutto. Le cifre parlano chiaro. Mica so' scemo, io. Ecco qua:

1983: Appuntamento con Amerigo, il carrozziere sotto casa. Offerto un posticino da apprendista. Inizio in nero, tanto per guadagnare quattro soldi. Posto rifiutato. Motivo: allergia al sintetico contenuto nella tuta da lavoro. (Certo, e' abituato alle camicie di seta fucsia, lui). Manco la patente ha mai preso, 'sto debosciato.

Maurizio: E prima che succedesse quello che e' successo, ha ricominciato a ululare la solita sfilza di date e appunti. Forse mi doveva insospettire il fatto che quel famigerato foglio lo avesse strappato dall'agenda e che me lo stesse sventolando sotto al naso. Ma, nella baraonda, chi ci ha fatto caso? E poi, io non e' che non voglio lavorare, e' solo una questione di scelte. E che cazzo. Mica si puo' essere servi per sempre e su tutto. Mica che sei uomo solo se lavori. Anzi, a volte ci vuole piu' coraggio a stare seduti. E a pensare. Magari mi pagassero, per essere coraggioso.

Papa' Silvano: Se le dovessi leggere tutte staremmo qui fino a domani. Ma io cio' da fa'. Lavoro, io. Quindi mi limito a elencarne qualcuna.

1985: Colloquio al Monte dei Paschi, per intercessione dell'"ammanicata" di famiglia. Risultato: ok (grazie a Giuliana Lovoi, ovviamente). Al dunque, Maurizio rifiuta di firmare il contratto. Motivo: ambiente di lavoro opprimente, stanza troppo buia, lavoro frustrante rispetto alle aspettative, obbligo di vestirsi come manichini, omologazione (o uomologazione?, l'ho sempre detto che per me e' frocio) desolante.
1989: Proposta del cugino Mariano: se lo porta per una settimana in ufficio (il cugino Mariano e' una specie di capoccia all'interno di un'industria), per insegnargli almeno a usare il computer (manco quello sa fare), poi vedra' come sistemarlo. Proposta rifiutata. Motivo: il cugino Mariano abita dall'altro capo della citta' rispetto a noi, cosi' gli ha detto di raggiungerlo in ufficio coi mezzi. Ma per entrare alle otto, si sarebbe dovuto alzare prima delle sei. E lui la mattina non esce mai.
1994: Proposta di Daniela: la cassiera del *** (noto supermercato della capitale) mi ha detto di farti fare domanda da loro. Ce l'hai un curriculum pronto? Cercano un apprendista. Proposta rifiutata. Motivo: Volete violentare i miei sogni e la mia natura. Non capite un cazzo. Testuali parole.
2000: Spedisco di nascosto un curriculum alla ******** che cerca personale per il nuovo colsenter, o comecacchiosidice. Lo chiamano per un colloquio. Risultato: ok (non e' che cercassero chissa' che). Proposta rifiutata. Motivo: condizioni del contratto (interinale) insoddisfacenti. Nemmeno settecento euro al mese.

Maurizio: Mi sono sempre sentito come Domenico Li Casi, il fidanzato della sorella di Sordi, nel film ambientato in Sicilia: seduto sta, dice il padre, e' disoccupato. Al che Rosalia, in sua difesa, aggiunge: faticatore e', ma sfortunatissimo! E comunque, io alla sfortuna credo fino a un certo punto. Il fatto e' che i tempi non sono maturi. Sapete, io penso molto.

Papa' Silvano: Quando e' nato lui, io gia' lavoravo da dieci anni. Ho iniziato a quattordici anni. Ho fatto il barbiere, il meccanico specializzato, il meccanico automobilistico - quando a via di S. Giacomo c'era l'officina dell'Alfa Romeo -, il fornaio e l'elettricista. E mio padre ha iniziato a dieci, ancora prima di me. Un uomo vero lavora. Si prende cura della famiglia, si sacrifica, si fa il mazzo. Non va in giro come una tovaglia apparecchiata. E' uno smidollato, un parassita, chi cazzo ho messo al mondo, io, chi? Se io mi fossi vestito come lui, mio padre mi avrebbe spaccato la testa a forza di bastonate. A me, invece, Maura mi diceva essi moderno, a Silva', e cosi' lo lasciavo sta' e mi mettevo a guardare Ok, il prezzo e' giusto. Che figure ci fa fare con gli amici, con tutta la famiglia. Ormai non ci aiuta piu' nessuno. Non lo prende piu' sul serio nessuno, ormai. Dice: se si drogasse, almeno ci sarebbe un motivo, un buon motivo per questo suo comportamento da inetto. Invece no, manco quello. Troppa fatica. Pure quel tipo di viaggio gli costa fatica. E' un essere inutile. Non serve a niente.

Maurizio: A me di farmi il mazzo non mi va. Per portare a casa due lire, per essere come tutti gli altri, per essere normale. Col cazzo. Pero' avrei dovuto accorgermene che gli girava qualcosa in testa. Perche' mentre parlavo tremava, diventava paonazzo, pure i capelli bianchi e radi ai lati della testa sembravano arrossire poco a poco, come se il sangue defluisse dalla pelle alle radici, e continuava a scrivere sul foglio (strappato!) dell'agenda. Scriveva. Chissa' che scriveva. Gli e' sempre piaciuto tenere il resoconto delle mie cazzate per potermele rinfacciare (ma era mezzogiorno e mezza: in tivvu' era gia' iniziato Prima o poi. Gli ho mollato la prima risposta che mi e' venuta e mi sono tuffato in poltrona).

Papa' Silvano: 25 febbraio 2004. Gli propongo d'imparare il mio mestiere, cosi' potrei salvare capra e cavoli. Proposta rifiutata. Motivo: Che, te lo sei scordato che sono allergico al materiale sintetico delle tute da lavoro? Quando gli dico che in giro puo' andarci vestito come vuole, mi risponde: Sono allergico lo stesso. E sbuffa. E quando si butta sulla poltrona, l'imbottitura fa tonf, lui sospira, prende il telecomando in mano, accende, appoggia la testa sullo schienale e chiude gli occhi. Alza il culo, parassita. Guarda che come t'ho fatto ti disfo. Ti mangio e ti ricaco, tutto intero, ho detto, mentre scrivevo. Ma lui guardava la tivvu' (che se l'avessi guardata di piu' quasi quarantuno anni fa, adesso non starei cosi', sai a che mi serve un figlio come lui). Muovi il culooo, ho sbraitato, si e' svegliato di soprassalto, la testa finalmente dritta, vicino al foglio c'era un coltello, ha fatto un balzo in piedi, mi sono avventato verso di lui, chiappemosce, omuncolo, sanguisuga, non servi a un cazzooo... te lo faccio vedere io come ti alzi da quella poltrona...

Maurizio: Mi ha bucato i pantaloni di fustagno nuovi, quelli blu elettrico. Che dolore. Puttanaeva. E, in piu', seduto non ci posso stare.
Magari mi sdraio.

 
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