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ACCATTONE cronache romane - 04/04
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Da "la Repubblica" web - LUNEDI' 23 FEBBRAIO - Coppia si perde nel bosco e viene soccorsa. Avventura a lieto fine per una coppia di coniugi di Civitavecchia - lui di 63 anni, lei di 60 - che nel tardo pomeriggio di ieri si sono persi nei boschi dei monti della Tolfa e sono stati ritrovati poco dopo le 21. I due erano andati nel bosco a raccogliere funghi e sono stati sorpresi dalla nebbia. Grazie al cellulare l'uomo e' riuscito ad avvertire i soccorsi che li hanno tratti in salvo.

Una macchia di resina

Giosue' Calaciura

Ineludibile come la vecchiaia, alle 18 si alzo' la nebbia. Il bosco dei monti della Tolfa aveva ormai offerto tutti i funghi della sua generosita'. E loro avevano approfittato anche dell'odore di sottobosco, del sentore di terra bagnata, della fragranza profumata della vita, della morte e della marcescenza vegetale. L'humus della fertilita'. La domenica non poteva regalare altro. E tornavano indietro mano nella mano, in silenzio. Quasi commossi. Avevano dimenticato la loro prima passeggiata, la ritualita' sin troppo puntuale, scontata, del corteggiamento. Avevano fatto presto a rimuoverla. La vita, i figli. Ma adesso, nel bosco della Tolfa, i ricordi dell'amore avevano trovato il loro spazio, una collocazione piu' giusta. E splendevano sulla strada del ritorno in quella giornata di lucidature. C'era la delicatezza del tramonto, una nostalgia cosi' sottile che aveva sapori di umidita'. Era la nebbia. Prima come una sfocatura, leggera leggera dal basso. Rendeva quei quattro passi di fine giornata una levitazione. Procedevano sospesi, accarezzati alle ginocchia dalle felci. Sembrava di camminare sul vapore. Avevano la leggerezza di un sospiro.
Tra i castagni e i faggi per tutta la mattina avevano inseguito, con pudore e una tenerezza adolescente, la loro intimita'. Era cosi' assopita nel tempo e dimenticata sotto maglioni e giubbotti che si cercarono a lungo, come innamorati non svelati al primo appuntamento. Lui con premura la sosteneva nei passaggi ripidi, nelle discese piu' difficili. Nonostante l'eta' suggerisse percorsi meno scoscesi e aggiramenti prudenti delle ascese piu' aspre, facevano i ragazzini e si permettevano saltelli e accelerazioni improvvise in salita. Non che fossero vecchi. Lui 63 anni. Lei 60. Non vecchi. L'eta' della prima preveggenza. Si comincia a sognare la morte. Si fermavano per riprendere fiato. Si appoggiavano una all'altro e lui approfittava per far scorrere i polpastrelli sulla mano di lei come una carezza dissimulata. Lei, gentile, levava dai capelli di lui intralci di foglie, grigiori di ragnatela, viticci invasivi. E a vicenda si spolveravano con la mano dove le cortecce avevano lasciato un segno. Sulla spalla della giacca di lui c'era una macchia di resina. Per lasciare intatto quel languore lei evito' di promettere un lavaggio in lavatrice.
Si erano ritrovati dopo la colazione, seduti sulle rocce. Lui tagliava il pane col suo coltello a serramanico. Regalo di un figlio. Lei confezionava panini. Quante gite sciupate cosi'. Paura di restare soli. Sabato il solito giro delle telefonate per organizzare la battuta a funghi. Le coppie abusate della domenica, il coetaneo esperto di micologia che offriva il nome latino delle specie commestibili, il bosco rinominato palmo a palmo con desinenze di scienza. La solita tirata di bravura sul metabolismo clorofilliano, la chiosa filosofica sul microcosmo forestale, le implicazioni sociali del formicaio, l'ammiccamento trascendente sulla natura che nulla lascia al caso. Non partecipava piu' alle gite della domenica. Infarto. Poi tutti in cerchio a dividere il companatico e il doppio senso delle battutacce. Perche' non si erano mai accorti di quanto fosse ingombrante quella compagnia? Perche' non avevano avvertito il peso e la stupidita' di dovere sfuggire i loro stessi sguardi quando gli altri li guardavano? Non questa domenica.
Sembro' giusto amarsi dopo mangiato. S'accarezzarono a lungo, con gesti antichi, ormai cosi' inusuali e maldestri che nell'abbraccio lasciarono rotolare il cesto dei funghi tra gli alberi disperdendo lungo la collina la fatica della raccolta. Nessuno in giro. Persino i piu' giovani preferiscono riagguantare la macchina prima di pranzo. A valle fioriscono trattorie.
Per la prima volta senza amici nel bosco. Li guardavano gli uccelli della Tolfa. Com'era bella quella solitudine senza scienza e senza spiegazioni, il bosco liberato dagli uomini, solo natura che non s'interrogava sulla sua imperfezione, sul mistero degli anni, che accettava le cicatrici delle sue rughe, lo svilimento della carne, l'avvizzimento delle fronde dei castagni piu' malandati. Stanchezza della clorofilla. Un porcospino s'avvicino' quando erano esausti. Immobili per non turbare quella visita inaspettata, s'aggrappavano eccitati uno all'altra. Scappo' via alla risata improvvisa di lei. A entrambi sembro' che un rapace li spiasse dai rami. Forse un'aquila. Sentirono un agitarsi di ali, un gracchiare di sfida. Poi ancora il bosco.
La nebbia aveva preso possesso dei monti della Tolfa. Si era insediata con la strategia dell'invisibilita'. Un albero dopo l'altro. Improvviso l'attacco in forze. Ondate violente e ventose di bianco, fredde di latte. Non avevano dato peso alla nebbia. Con metodo la coltre aveva lasciato spazi aperti, e loro s'addentravano senza discernimento nelle gole dove gli occhi vedevano ancora. Seguivano il percorso interno di quella tenerezza ritrovata, il filo riannodato con la giovinezza. C'era ancora un margine, una prospettiva. C'era ancora tempo. Lenti lenti lo misuravano a passi. Andavano ora di qua, poi di la'. Senza fretta e senza rotta nel profondo del bosco. Improvvisamente faccia a faccia col nulla. Era cosi' impenetrabile che istintivamente allungarono le braccia in quella invisibilita' umida e subito le ritrassero. Si resero conto di essere separati, di avere perso la mano dell'altro, di essere soli. Con affanno cominciarono a cercarsi, come i ciechi, a chiamarsi per nome. Solo il nome, non c'erano altre parole. Non era il terrore di perdersi nel bosco. Li agghiacciava la possibilita' di non ritrovarsi. Ciascuno inghiottito da una strada invisibile all'altro. Come se non si fossero mai conosciuti, incontrati, amati. A tu per tu solo con se stessi. L'ombra di un braccio. A tentoni si sfiorarono le mani, si ritrovarono, s'intrecciarono ancora piu' saldamente, a lasciare un livido.
Con la nebbia, il buio. Sentirono il rumore del bosco che si svegliava. Grugniti. Forse un cinghiale. Ombre. Piu' forte la stretta delle loro mani. Sentivano il volo silenzioso dei predatori notturni che sceglievano la postazione di caccia, avvertivano lo schierarsi di un esercito selvaggio e informe, pronto a uccidere e a morire. Era tutto uno strisciare nel folto, un crepitare di foglie, un richiamo e una risposta a tracciare le coordinate dei due dispersi, a preparare l'agguato. Nel bosco della Tolfa, si dice, sopravvivono ancora i lupi. E a loro sembrava di cogliere il guaito affamato, folate di fiato caldo, l'ansimare di bestia. E non era piu' il lupo ma l'orco dell'infanzia, il mostro acquattato nella nebbia e nel buio, la natura mutante dei bambini che li riaccoglieva dopo tanto tempo, una vita. Verso il basso. Ricordavano i consigli dell'amico saccente: se vi perdete, scendete giu', a valle. Insopportabile, povero, trombone, ma le loro gambe cercavano il pendio. Lo trovarono. Lei cadde, rotolo' nonostante lui cercasse di trattenerla con la mano. L'aiuto' ad alzarsi. Altre volte era scivolata, aveva sbattuto. Intatta. In altre domeniche. Altri anni. Il femore, il bacino. Dolore. Il cellulare. Non si domandarono nemmeno perche' non avessero chiamato subito. Vergogna. La provano solo i bambini. La forestale, il commissariato. Dicono di stare fermi. Vengono. Si sono seduti sulle rocce. Hanno separato le loro mani. Lui domando' come si sentisse. Meglio. Lasciarono che la nebbia consumasse la loro domenica. Quando videro le ombre degli uomini e sentirono i loro nomi scanditi nella nebbia erano le 21. Si stupirono di quanto fosse vicino il limitare del bosco e quanto a portata di mano la radura aperta e senza nebbia. Solo un angolo resisteva impenetrabile alla brezza della sera. Dove per tutto il pomeriggio avevano giocato a perdersi e ritrovarsi. Ad amarsi. E il bosco con loro.
Un caffe' caldo e una coperta. Le guardie forestali li guardavano seduti nella camionetta e strizzavano un occhio ammiccando tra loro. Non e' un'avventura da nonni. E poi, nel bosco sino a quest'ora. Hanno perso pure i funghi. E ridevano. Loro, dentro, bevevano il caffe' in silenzio. Si sentivano osservati. Evitarono di guardarsi.

 
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