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ACCATTONE cronache romane - 03/04
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Da "Il Messaggero" - MARTEDI' 3 FEBBRAIO - Operata contro la sua volonta': e' salva - I medici sfidano la legge e bloccano l'emorragia a una testimone di Geova in pericolo di vita. Una casalinga di Anzio, Teresa Antoia Ussia di 79 anni, ha avuto il braccio destro maciullato dal camion tritarifiuti. Soccorsa, e' stata portata in eliambulanza al Cto di Roma e sottoposta ad intervento chirurgico dall'e'quipe del dottor Angelo Angeli. La donna aveva perso molto sangue. Un biglietto cucito sul vestito della donna pero' diffidava i medici dal praticare trasfusioni, perche' Teresa e' una testimone di Geova. I medici hanno parlato con il magistrato. Poi hanno interpellato i parenti che hanno detto di non lasciarla morire. Contrari invece alcuni vicini testimoni di Geova che hanno raggiunto l'ospedale. Alla fine l'e'quipe medica ha deciso di salvarla sfidando la legge. E la trasfusione e' stata fatta.

Il sangue

Carola Susani

So di un'altra che si e' svegliata, le hanno detto della trasfusione ed e' morta sul colpo. Anche a quella avevano cacciato dentro il sangue a forza. ARh negativo come il suo. Era senza sensi e sola, aveva perso sangue, aveva anche lei la sua targhetta: 'sono testimone di Geova', ma a nessuno glien'e' importato niente. Ti prendono quando sei inerme, fanno di te quello che vogliono. Quando si e' svegliata e gliel'hanno detto, perche' te lo devono pur dire, ha avuto una violenta crisi di rigetto. Come uno shock anafilattico. La sua persona, muscoli cuore e il suo cervello in guerra. Ha fatto quello che poteva, l'unica pace. E' morta. Come quando una ragazza viene stuprata e resta incinta e abortisce spontaneamente. Sara' successo tante volte in Bosnia. E' la minor violenza di fronte alla violenza: mettere ordine con il corpo. Ma e' violenza. Chissa' se Dio fara' risorgere quella donna quando sara' tempo, insieme a tutte le generazioni o la lascera' a dormire nell'immondizia eterna. Non si puo' dire: pero' io propendo per il si'. O lo spero. Il Signore ci fa nuovi.
Hanno fatto la stessa cosa a Teresa, non so se l'ha capito, era quasi dissanguata e confusa, forse svenuta. Adesso ancora dorme. Quando si svegliera' e lo sapra' sara' il momento piu' duro, il corpo che si rivolta contro il sangue. Percio' in quel momento vorrei essere la'. Se fossi stato suo figlio forse avrei potuto fare qualcosa. Avrei potuto fermarli. Fare rispettare la volonta' espressa. Hanno riguardo solo per il sangue. Ma non siamo parenti. E' stata lei che mi ha fermato per strada quand'ero studente, l'ho insultata a lungo, poi lei mi detto qualcosa che cercavo: 'il mondo non e' tutto, c'e' un resto, una speranza', e l'ho seguita. Mi sono messo in questo grosso impiccio. A volte volentieri tornerei al mondo, come un vegetariano che sogna ossessivamente spezzatini e bistecche, io sogno ossessivamente violenza: di prendere a calci a morte chi non mi ascolta, di comprare un'arma e usarla, di strapparmi con le mie mani i denti. Sono un ragazzo iroso, e' un fatto. Ma noi non rispondiamo alle aggressioni, Hitler ci ha messo nei campi di sterminio apposta, perche' rifiutavamo di prendere le armi, di combattere in guerra per lui o per chiunque altro.
Percio' reprimo l'ira, sorrido e resto fermo.
Teresa e' sola e presto avra' paura. Non so cosa si percepisce quando il sangue estraneo invade il corpo e lega con il tuo sangue e gli organi. Il sangue corteggia, sfonda e infine si prende tutto come se fosse suo. Forse lo senti sfrigolare, forse sembra che rida di te mentre ti fa vivere. Ti prende pure in giro: ora devi essermi grato, su ringrazia. Probabilmente quando ti assale non senti piu' che un formicolio, appena un po' di spossatezza, languore. Molto meno del sesso.
Non ci fanno entrare, neanche vederla, prenderle la mano e confortarla. La proteggono da noi, come se fossimo i nemici. E non e' giusto, neanche secondo le loro leggi. Io le direi soltanto piano nell'orecchio: non pensarci.
Rimango qui fuori dai vetri, le spalle al muro che si sfarina come gesso. E' quasi notte. Anche i miei se ne sono andati, hanno le famiglie che li aspettano. Parenti e amici dei pazienti suonano il campanello ed entrano. Solo noi non siamo graditi. Mi guardano con un misto d'ironia e disprezzo, per i vestiti che mi fanno riconoscere. Anch'io mi metto addosso pantaloni e giacca. Mi sforzo di confondermi con gli altri. Ma resta qualcosa, un'incuria: la cravatta e' troppo larga, la camicia troppo bianca. Non so piu' badare ai valori del mondo, ai segni: quanto devono essere larghi i pantaloni, quali scarpe metterci. Se passano infermieri e inservienti, non riesco a trattenermi, prendo 'Svegliatevi' e parlo, parlo di Geova. Quelli ringhiano o sghignazzano: "Che fai adesso, quando si sveglia l'amica tua, l'ammazzi?". "Dovete andare in galera. Siete assassini". Parlo perche' non bisogna mai smettere. Perche' e' scritto che non ci ascolteranno ma devono sapere tutto. Sorrido con tutti i denti, sembro scemo mentre mi sforzo di addolcire gli occhi: presento la vita gloriosa nel Regno, dove il corpo non subisce mai piu' colpi, neanche dal tempo.
Dicono che siamo letterali. Che il testo diceva cosi' per dire: 'sangue'. Intendeva soltanto l'omicidio o al massimo i tagli. Come se su quello loro fossero immacolati e innocenti. Nessun testimone di Geova ha alzato le mani sopra un essere umano. Non si puo' dire di loro. Dicono che siamo letterali, ma il punto e' questo: la creazione e i nostri corpi sono la lingua per parlare con Dio. La lingua che abbiamo in comune noi e lui. Non c'e' differenza tra le parole della Bibbia e i nostri corpi. Se non questa: attraverso il corpo possiamo parlare noi. I simboli servono qui tra gli uomini. Ma per parlare con il Signore, la parola sono io. Percio' vietarsi sesso o sigarette, e' un modo per dire a Dio: sei la mia parte. La questione del sangue sarebbe solo una tra le tante, lo sarebbe se ci fosse permesso di scegliere secondo la nostra volonta'. Ma i regni della terra (voi direste credo 'il potere') che volevano prendersi i nostri corpi per la guerra e hanno fallito, adesso vogliono di nuovo portarci via i corpi, sottrarli alla nostra volonta', ammutolirci. Di passaggio devo dirvi che basterebbe niente a far tornare intima, tutta nostra, la questione del sangue: esiste una macchina per l'autotrasfusione, che qualche ospedale ha comprato con grandi benefici per i testimoni e anche per gli altri pazienti, visto che controllare il sangue delle trasfusioni non e' semplice. Basterebbe. E invece siamo costretti a questa guerra assurda. Non abbiamo nessuna voglia di morire, nessuna ansia di martirio, solo vorremmo decidere dei nostri corpi.
Si apre la porta a vetri del reparto. Esce il dottore che ha fatto la scelta. Ha le spalle curve e gli occhi eroici. Non gliene voglio. Anzi lo ammiro. Si e' preso il carico, ha fatto quello che pensava giusto, ha rischiato: credeva nel giuramento di Esculapio, e che non c'e' volonta' senza la vita. Va dritto, senza darmi confidenza. Lo tallono, lui tira avanti senza guardarmi, infastidito. Lo blocco, lo tiro per un braccio. Lui si volta, gli occhi scuri dall'ira e grida: "Vattene. Risparmiami il tuo Regno". Mi strappa dalla mano 'La torre di guardia' e me la getta in terra. "Si e' svegliata", gli chiedo, "glielo avete detto? La prego", gli chiedo, "mi permette di vederla?" "Che vuoi ancora da lei? Non l'avete tormentata abbastanza con il vostro fanatismo?"
C'e' qualcosa in me che implora che al risveglio Teresa si sia scordata tutto, non si ricordi piu' di essere testimone di Geova, sia stata liberata dal tormento e possa accogliere con languore il sangue estraneo, ma umano.
"E' sola?", faccio, "ha mangiato?"
"Ancora no. Non e' ora. Ha bevuto un po' d'acqua".
"Come sta? Le ha parlato?"
Annuisce. Mi prende per il braccio, dice: "Vieni". Torniamo indietro insieme verso la porta a vetro. Suona. Mi porta dentro senza badare agli sguardi malevoli e stupiti di infermieri e inservienti.
La mia amica e' stesa sopra il letto bianco. Mormora parole che non capisco. Le tremano le mani.
"Non agitarla", mi fa il dottore, "e' stanca". E va via senza salutarmi.
Mi siedo, lei mi ha visto, mi cerca gli occhi. I suoi sono piu' chiari di com'erano, slavati. Penso che il martirio della volonta' e' il martirio peggiore. Ma non ne possiamo piu' di martirio. Ci cerchiamo le mani e ci stringiamo. E' fredda come lo sono io.
"Ma che sara' mai", faccio la faccia buffa sollevando le spalle, "E' solo sangue".
Lei mi guarda, strabuzza gli occhi, poi le viene da ridere. Rido anch'io.

 
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