Si sciolgono presto nella bocca, senza tempo, fanno piu' dei sonniferi.
Sulla sedia a sdraio nella camera 8 al letto 12, c'e' mia madre con l'ossigeno:
"E' la figlia? Mi raccomando la mascherina non la deve togliere MAI."
Dottore, io ho fatto il medico da piccola, li ho operati tutti i miei
fratelli legati alla scrivania, senza anestesia, gli ho estratto pure
i denti.
Sul Cotral, che mi porta dritta in bocca all'ospedale. E' il mio turno
per fare la notte.
Dal finestrino le insegne pubblicitarie bruciano come lo shampoo negli
occhi al cielo; le antenne satellitari dalle case a schiera, brutte, stronze.
Non sento niente, ma proprio non me ne frega un cazzo di nessuno.
Taglio dal Pronto Soccorso del Santa Maria Goretti di Latina, bagnato,
lercio di persone: "so' casckata dalle scale; m'ha morsu nu cane;
me se so' rotte le acque", in quella specie di romano imbastardito
dal ciociaro, innestato al napoletano di Littoria. (sindaco ex Camerata)
Mi aggrappo alle macchinette con le merendine. Il bar lo hanno tolto,
i pazienti ci si spaccavano la bile.
Loretta ama Pino; fregna; scemo chi legge sui muri; in pigiama un vecchio
mi chiede una sigaretta fuori ad Igiene Mentale; scatoloni ingialliti
nei sottoscala dei reparti.
E' orario di visita, la gente preme fuori dai cancelli per entrare, tutti
intorno ai letti dei parenti.
Sanguina la piaga di decubito sul fondo della schiena: mangia a morsi
tutto.
L'infermiera parla chiaro: "toccava al turno della mattina, mo e'
pomeriggio, io non lo faccio!"
MERDA, devo alzare la voce al caposala: allora la disinfettano mia Mamma!
Devo tenerle una gamba, manca il personale, svengo dentro, mi volto non
voglio guardare.
La notte plana in corridoio, il neon smette di picchiare. In punta di
piedi, avanti e indietro, cammino, sfilano le stanze, le sedie, gli specchi,
i lavandini, non tocco niente. All'infettivo neppure le mani mi lavo.
Non c'era posto negli altri reparti, mia madre si deve adattare.
Un letto vuoto, lo guardo, mi sembra che parla, ci sono i fantasmi dei
pazienti, li vedo alzarsi, piegarsi,destarsi.
Scappo fuori, prendo aria.
Vasi strozzati dalle cicche, la nebbia rende tutto irreale, le persone
sputano dal nulla, per terra senza vergogna nel via vai del giorno all'ospedale,
Duce, Duce appeso al giornalaio del reparto.
Cerco una relazione nella mente, Salva Con Nome, le parole nella testa.
La gente e' matta, la gente distrugge le cose, taglia le orecchie, le
dita alle statue, lattine, cicche, fonzi sbriciolati, piedate dei tifosi
di calcio al ritorno dal Salernitano: non riesci a sederti sul treno,
fuori dalla Sanita', che mi riporta in un altro posto, luoghi, il 310,
la metro.
Volevo sdraiarmi nel letto, perdermi nel sonno con mia madre tra tutti
quei fili di flebo, ma e' stata dimessa.
Nel suo letto ora c'e' Silvio B. per un ritocco allo zigomo destro. Anche
lui si adatta all'infettivo di Latina, non c'e' chirurgia estetica, cosa
aspettano ad aprirla?! Serve a tutti, pure a me, privatamente costa troppo.
L'infermiere, a casa, per togliere con le mani il tappo di feci nel sedere
dei disabili in vita; scienza; progresso; sapere; le A.S.L.; l'accompagno;
il reddito; la sedia a rotelle. Mi devo informare, telefonare. Laura,
la signora che pulisce casa me lo dice: "Informate bene, una che
m'abbita sotto je passano tutto, je fanno pure la spesa, ma e' 'na mezza
'mbrogliona, ce marcia, sta' piegata le ore a fa' la gramigna e a cicoria
al campo vicino a Rebibbia"
Una montagna di carta, cinquantamila pratiche e intanto si muore in attesa
dell'assegno di gravita' permanente, una montagna da scalare per i 6 impiegati
dell'inps. Processi, prove.
Qualcuno si trucca il motore, s'azzoppa apposta un arto, una gamba. A
cosa si arriva. E' la solita storia. Le persone per bene, quasi sempre,
se la pigliano al culo, muoiono sole.
Ma il signore vede tutto, gli ultimi saranno i primi, le cliniche private
con Forza Italia al Quirinale, tutti i disabili del Lazio una vita migliore.
Speranza e fiducia.
Il bene vince sul male.